Ci vuole YouPorn per la ricerca scientifica
Playboy ha deciso di non pubblicare più fotografie di donne completamente nude. E’ la risposta ad una grave crisi di lettori: erano 5,6 milioni nel 1975 e oggi sono solo 800 mila. I maschietti che mancano sono davanti al computer o al cellulare dove l’offerta non manca ed è pure gratuita. Non pubblicare nudo integrale di donna sembra una risposta folle ma potrebbe rivelarsi un’idea eccellente.
Solo Google o Facebook competono con i principali siti porno. Soprattutto, quello che colpisce è il tempo di permanenza: su un sito di informazione come il New York Times o Wired restiamo in media intorno ai 3 minuti, mentre su YouPorn restiamo imbambolati per venti. Circa il 30 per cento del traffico giornaliero è generato da siti a luci rosse.
You’re now one click away from every sex act imaginable for free. Scott Flanders, Playboy CEO
Database di video in crescita costante, alimentati anche da – come dire? – non addetti ai lavori, persone non del mestiere ma che talvolta sono più bravi dei professionisti. Nessuno o pochissimi filtri di qualità, open access dell’indecenza. Aggiungiamo anche che il traffico è ormai in gran parte generato dai social media e sia Facebook, sia Twitter non pensano ad cedere alle pressioni del movimento del “free nipples“.
La risposta di Playboy è intelligente e sarà forse esemplare. La rivista sarà più …pulita anche nella grafica e per questo sarà più moderna. Fotografie di nudo, certamente, ma non integrale, meno improbabili ed estreme: “a little more accessible, a little more intimate”, ha anticipato Cory Jones, chief content officer al New York Times. Playboy pubblicherà in primo luogo commenti, dibattiti, interviste, giornalismo di inchiesta: quello che serve, insomma.
Ci vorrebbe un YouPorn della ricerca scientifica.
Chiunque potrebbe usarlo per pubblicare le proprie ricerche: ricordiamolo, nell’85 per cento dei casi si tratta di roba indecente. Chiunque potrebbe accedere gratis. A quel punto, le riviste di medicina dovrebbero dare spazio a quello di cui abbiamo bisogno: commenti, dibattiti, interviste, giornalismo d’inchiesta.
La salute della gente ne avrebbe da guadagnare.
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