L’innovazione è accettare di discutere sempre
Il Ssn può ignorare l’innovazione così come subirla, sostiene Antonio Addis dell’Agenzia sanitaria e sociale emiliana parlando al seminario sulla comunicazione dell’innovazione del 4 e 5 luglio. Di seguito, altre cose interessanti.
Il punto di vista di produttori e governi sulle novità tecnologiche continua a essere diverso. Da una parte, si guarda alla sicurezza e al ragguungimento degli standard minimi normativi. Dall’altra, l’attenzione dovrebbe rivolgersi soprattutto ai vantaggi in termini di efficacia. Di fatto, l’industria si limita a dimostrare che un nuovo prodotto non fa male e non è inferiore a ciò di cui già si dispone, mentre il servizio sanitario domanda cure migliori di quelle che oggi si usano.
A proposito di punti di vista diversi: cosa abbiamo in mente quando parliamo di “innovazione”? Quali radicali cambiamenti deve portare? Per quali pazienti? E ancora: con che tipo di confronto? Placebo o trattamenti attivi? Antonio discute soprattutto cinque punti:
- Chi valuta l’innovazione? Quali sono le regole e quali gli standard di riferimento?
- E’ possibile e perché classificare l’innovazione?
- Ha senso il cosiddetto conditional approval?
- Perché sarebbe importante migliorare la domanda di interventi clinici efficaci da parte del personale sanitario? Perché, in Italia, le istituzioni pubbliche hanno smesso di aggiornare e “educare” alla appropriatezza?
- Quanto è importante incentivare la ricerca indipendente per favorire l’innovazione?
Usare e endpoint surrogati favorisce l’innovazione, aggiunge Giuseppe Traversa. Ridurre il numero dei pazienti studiati e abbreviare il tempo degli studi: altro modo per mettere in buona luce le novità. Traversa chiede: “Quando una differenza è statisticamente rilevante?” Le curve di sopravvivenza che confrontano diverse terapie antitumorali sono scoraggianti: poche settimane, nei migliori dei casi, giustificano costi e effetti indesiderati? Probabilmente no. Quali risposte si dà Giuseppe?
- Servono test rigorosi prima di approvare un farmaco nuovo
- L’enfasi della valutazione deve andare sull’efficacia clinica
- Bisogna stabilire a priori quale entità delle differenze osservate è clinicamente di interesse
- Dobbiamo imparare a convivere con l’incertezza
Anche da Nello Martini, domande precise: il processo registrativo europeo impone dei vincoli ai singoli Paesi, e quali? Abbiamo, in Italia, un “governo” che garantisca l’equilibrio economico e l’accesso all’innovazione? Abbiamo un sistema di valutazione e rapido accesso ai farmaci innovativi? Abbiamo le risorse economiche per garantire la rimborsabilità dell’innovazione?
Molti temi da discutere. Intanto, la prima innovazione è accettare che sia tutto comunque un discussione.
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