Irrinunciabili conflitti
L’associazione delle società scientifiche statunitensi (il Council of Medical Specialty Societies) ha approvato un nuovo codice che regolamenta i rapporti con le industrie. Alcune società – come l’American College of Cardiology e la American Academy of Pediatrics – hanno già recepito il nuovo regolamento. Un Editoriale del New York Times (Cleaning Up Medical Advice) si esprime in maniera fortemente critica.
1. Dal codice provengono indicazioni generiche e poco efficaci per limitare, se non impedire, i forti condizionamenti che le società scientifiche subiscono dalle industrie.
2. Non è sufficiente raccomandare l’indipendenza dei leader delle associazioni così come dei direttori delle riviste organo ufficiale delle stesse: il NYT sostiene che il problema è nella preparazione delle linee-guida che orientano il comportamento clinico dei medici americani.
3. Il codice prescrive che il chairman e la maggioranza dei membri del panel che redige le linee-guida siano liberi da conflitti di interesse: perché non estendere questa condizione di “indipendenza” all’intera commissione?
4. E’ permesso alle industrie finanziare progetti di educazione continua in medicina, a patto che siano le associazioni a scegliere gli argomenti e i relatori: il codice, sostiene l’Editoriale, avrebbe invece dovuto escludere qualsiasi collaborazione tra aziende e società scientifiche finalizzata alla continuing medical education, sollecitando i medici a sostenere personalmente il costo della propria formazione.
Un’altra occasione sprecata per fare pulizia? Forse sì e sarebbe invece il caso di darsi una mossa e affrontare la questione in maniera più radicale. Anche perché si stanno svegliando i malati se è vero – come sembra dimostrare uno studio pubblicato sugli Archives of Internal Medicine – che i pazienti pensano che l’assistenza messa in atto da medici distratti da altri interessi è di minore qualità. Molta prudenza, insomma, e pochissima trasparenza nonostante il rischio che nessuno si fidi più di nessuno, come sembra temere l’autore dell’Editoriale che, sugli Archives, accompagna l’articolo: “transparency will help prevent the further erosion of public trust in the medical profession.”
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